venerdì 25 novembre 2016


Come insegnare al tuo cucciolo a seguirti senza guinzaglio



Premesso che qualsiasi cane in città e nei centri urbani in generale, deve essere portato al guinzaglio per evitare incidenti di ogni genere e grado, insegnare al tuo cucciolo a seguirti in sicurezza senza guinzaglio può esserti molto utile durante le passeggiate in campagna e nei boschi oltre ad essere un ottimo esercizio per rafforzare il legame cane-proprietario.
Devi procurarti una lunghina di 10 metri e una comoda pettorina. Il collare non va bene, in quanto il cucciolo ha ancora il collo molto debole e potrebbe subire seri danni se dovesse correre e raggiungere di colpo la fine della lunghina.
Il procedimento è quello di recarti in un prato o comunque un posto sicuro e agganciare la lunghina alla pettorina, iniziare a camminare e appena il cucciolo raggiunge la fine della lunghina, richiamalo molto gioiosamente e appena torna premialo subito con del cibo molto appetitoso. Ripeti il procedimento più volte e appena il cucciolo camminerà a una distanza a te gradita, premialo alternativamente con tante lodi e con dei bocconcini. In questo modo stai costruendo il comportamento che comunica al cane quanto è bello stare vicino a te e più lo applicherai, più questo sarà rinforzato e di conseguenza esibito da lui in futuro. Chiama il cucciolo ogni volta che si allontanerà più della distanza da te stabilita, per quando in futuro sarà senza guinzaglio.
Se il cucciolo non ha ancora un richiamo ben consolidato e non torna quando lo chiami, allontanati da lui nella direzione opposta in modo da attirare la sua attenzione e appena correrà verso di te, premialo!
La lunghina darà al cucciolo la sensazione di essere libero, senza guinzaglio, ma servirà anche da misura di sicurezza nel caso tenti di allontanarsi, magari attirato da una preda come potrebbe essere una lepre, un gatto ecc…
Più lavorerai su questo comportamento e sul richiamo e più lo renderai solido in futuro, evitando così nel tempo, che si allontani da te anche in casi di forte stimolo esterno, in quanto diventerai la cosa più interessante e divertente per lui e non sentirà il bisogno di trovare alternative più stimolanti.
Quando il tuo cucciolo sarà pronto potrai, sempre in ambiente sicuro, lasciare che trascini la lunghina a terra senza più tenerla nelle tue mani e solo successivamente toglierla definitivamente godendoti con lui una fantastica gita!

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venerdì 11 novembre 2016

Condizionamento operante in atto: rinforzi e punizioni (seconda parte)



Ora facciamo qualche semplice esempio di dinamiche quotidiane:
- Se io richiamo il cane e lui arriva da me e lo premio, con del cibo,con un gioco, o con dei complimenti "bravooo", sto rinforzando positivamente il suo comportamento (aggiungendo uno stimolo piacevole per lui). Ma se lui arriva da me, magari non così veloce come mi aspetto e lo sgrido, lo sto punendo positivamente (aggiungendo uno stimolo spiacevole per lui).
- se io ho una ciotola con del cibo in mano e il cane si agita cercando di avventarsi su di essa posso cercare di estinguere quel comportamento gridandogli contro o picchiandolo, punendolo positivamente (aggiungendo quindi uno stimolo sgradito, il disagio delle urla o il dolore delle percosse) cosa che non consiglio assolutamente!! Oppure posso togliere la ciotola dalla sua vista, in questo modo lo sto punendo negativamente (togliendo uno stimolo a lui gradito, cioè il cibo). Se lasciassi che lui si fiondi sulla ciotola mettendola subito giù sto rinforzando positivamente quel comportamento (aggiungendo uno stimolo piacevole cioè il cibo) quindi lui continuerà a fiondarsi sulla ciotola.
Quindi come fare? Finché si agita la ciotola la tengo in mano io o la tolgo dalla sua vista (punizione negativa) appena si calma metto la ciotola a terra e lo lascio mangiare (rinforzo positivo).
- il cane tira al guinzaglio e io lo seguo, sto rinforzando positivamente il fatto che tiri al guinzaglio (aggiungo uno stimolo piacevole, cioè vado dove vuole andare lui).  Se lo strattono per non farlo tirare lo sto punendo positivamente, (aggiungendo lo stimolo negativo dello strattone). Come fare? Se tira al guinzaglio posso fermarmi o cambiare direzione (punizione negativa, quindi tolgo qualcosa di piacevole per lui, cioè non vado dove vuole andare) e quando è tranquillo e il guinzaglio è lento, lo seguo con tanti complimenti (rinforzando positivamente la calma al guinzaglio). Andare al guinzaglio insieme comporta consapevolezza e comunicazione, ma schematicamente possiamo riassumerlo come sopra.

Il tempismo dev’essere il più preciso possibile, si premia subito dopo l’emissione del comportamento desiderato, poiché ricordiamoci che il comportamento viene condizionato dagli eventi che accadono di conseguenza all’emissione dello stesso. Parliamo di attimi, di momenti, al massimo pochi secondi.
La frequenza con cui somministrare i rinforzi è molto importante: essi possono essere continui o variabili. Il rinforzo continuo, cioè premiare il cane ogni volta che emette il comportamento a noi gradito, è adatto ai primi tempi in cui il cane sta apprendendo un comportamento. Il rinforzo variabile, cioè premio il cane in modo “casuale” (due si, uno no, tre si, due no, ecc) è utile per fissare un comportamento.
Possiamo introdurre qui il concetto di “jackpot” equivalente ad una manciata di bocconcini che sorprende il cane e lo motiva a ripresentare il comportamento ancora più volentieri.
Lo stesso principio si può avere nell’uomo con il gioco d’azzardo: si gioca anche se non si sa quando si vincerà, ma si tenta lo stesso.

Il rinforzo positivo continuo è lo strumento ideale per modellare (shaping) un comportamento complesso: con l’aiuto del clicker possiamo letteralmente “costruire” comportamenti rinforzando passo dopo passo ciò che il cane propone fino ad ottenere l’azione desiderata. Anche in questo caso se il cane non propone un’azione “corretta” semplicemente non si premia. In questo modo il cane dovrà ragionare un attimino cercando di capire qual è il movimento che è stato premiato e qual è il passo successivo che dovrà compiere per ottenere il premio. In questo modo si abitua il cane a pensare e a proporre comportamenti: un vero e proprio lavoro possiamo dire!

Il rinforzo variabile non deve trasformarsi in una punizione negativa (cioè non premio più affatto) poiché il rischio è che quei comportamenti che desideriamo vengano estinti. Ma qui possiamo seguire la nostra sensibilità e osservando il cane possiamo vedere di studiare la frequenza variabile più appropriata.
Personalmente uso solo ed esclusivamente rinforzi positivi e punizioni negative, quindi premio per rinforzare un comportamento e non premio per estinguerlo, o tolgo le condizioni che possano far in modo di rinforzare il comportamento che io voglio che il cane estingua.
Spesso ignoro il comportamento sgradito proponendo nell’immediatezza un’alternativa e guidando il cane verso la soluzione più appropriata.
Per quanto riguarda la variabilità del rinforzo, lo stesso discorso non vale per la punizione che dev’essere continua per i comportamenti sgraditi.
Ad esempio, se il cane sale sul divano ed io non voglio, lo faccio scendere due volte si e una no, in realtà sto rinforzando i tentativi di approccio al divano poiché il messaggio incoerente porta a riprovare con i tentativi, soprattutto per le cose “appetibili” per il cane.
Il rinforzo negativo e la punizione positiva sono connessi alla coercizione, all’uso della forza o comunque all’uso di stimoli negativi che si vanno ad associare poi alla relazione che il cane ha con noi. Il rischio è di creare conflitto nel rapporto, quindi il cane non si fiderà di noi ma ne avrà timore, non farà le cose per piacere e per spirito di collaborazione ma per paura delle conseguenze, senza contare che così facendo si possono creare dinamiche in cui il cane per forza di cose (il suo istinto di sopravvivenza) agirà in base al meccanismo “attacco-fuga”.

Il punto quindi è: ricordiamoci sempre di prestare attenzione a cosa piace al nostro cane o cosa lo infastidisce, prima di decidere cosa può essere per lui un rinforzo o una punizione.
Prestiamo altresì attenzione a come ci poniamo noi nei suoi confronti, come ci muoviamo, come comunichiamo con lui, cosa rinforziamo e cosa puniamo: quali segnali gli stiamo dando?

Conoscere il nostro cane non vuol dire solo conoscere la routine che gira intorno ai suoi bisogni primari. Ognuno ha il proprio carattere che si forma anche in base alle esperienze che fa. Per cui se vogliamo costruire un rapporto saldo e duraturo, in cui fiducia, collaborazione e complicità siano gli ingredienti magici, facciamo in modo da metterci il cuore in ciò che facciamo con lui diventando così punti di riferimento con cui intraprendere un bellissimo viaggio insieme.

venerdì 4 novembre 2016

Condizionamento operante in atto: Rinforzi e punizioni (prima parte)

Apriamo subito una piccola parentesi sugli studi condotti dai ricercatori più famosi nella storia: partiamo da Pavlov il quale definì il condizionamento classico per arrivare a Skinner, il quale definì il condizionamento operante.
Siamo a metà del 1800, quando gli approcci allo studio della mente, definita “black box” (scatola nera) si basavano sull’osservazione del comportamento emesso (visto in qualità di relazione tra stimolo e risposta) e non era possibile, secondo il tempo, studiare le cause di quel determinato comportamento.
Quindi da un lato abbiamo il comportamentismo e la mente vista come una scatola nera incomprensibile, dall’altro abbiamo il cognitivismo e la mente vista come un sistema indipendente da stimoli biologici, culturali, sociali ecc.
Si arriva a Pavlov all’inizio del 1900 ed ai suoi studi sulla risposta condizionata che fece proprio sul cane. 
Riassumendo: uno stimolo neutro come il suono di una campanella veniva associato più volte al cibo (stimolo incondizionato, poiché il cane saliva naturalmente alla vista del cibo) ottenendo che il cane salivasse, risposta condizionata, ogni volta che sentiva la campanella.
Quindi lo stimolo neutro diveniva così uno stimolo condizionato creando una risposta condizionata.

In seguito arriva Thorndike che formulò la teoria dell’apprendimento per prove ed errori, cioè compiendo tentativi diversi, per arrivare alla soluzione di un problema dove i tentativi che portano alla soluzione tendono ad essere ripetuti mentre quelli che non portano a nulla vengono abbandonati. 
Quindi la ripetizione di un comportamento porta all’apprendimento di questo con maggiore probabilità.

Circa a metà degli anni ’30 Skinner allarga gli studi al comportamento che può essere influenzato non solo da ciò che accade prima ma anche da ciò che succede dopo l’emissione del comportamento: qui arriviamo al concetto di premi (ricompense) e punizioni. 
La questione si allarga e dal semplice riflesso o condizionamento classico pavloviano arriviamo al vero e proprio condizionamento operante, in cui un comportamento può essere rinforzato e quindi ripresentarsi con una maggior probabilità o indebolito e quindi presentarsi sempre di meno fino ad estinguersi.
RINFORZO è tutto ciò che sia in grado di far aumentare la probabilità che un comportamento venga emesso.
PUNIZIONE è tutto ciò che sia in grado di far diminuire la probabilità che un comportamento venga ripetuto, possibilmente portandolo ad estinguersi.
Positivo e negativo devono esser visti in termini matematici possiamo dire, come aggiunta o sottrazione di qualcosa e non come “piacevole” o “spiacevole”, aggettivi che possiamo dare agli stimoli aggiunti o tolti ma non al metodo.
Si possono distinguere rinforzi primari, che fanno riferimento ai bisogni primari del cane come bere e mangiare, e rinforzi secondari, che fanno riferimento ai bisogni secondari come il gioco o le gratificazioni sociali (carezze e complimenti).
Il rinforzo non è da confondersi con una cosa che noi diamo al cane al pari di un distributore automatico, ma è qualcosa che al cane piace molto e che vuole ottenere.
Sta a noi scoprire quale sia il rinforzo migliore per il nostro cane, quindi quello che piace e lo stimola maggiormente.

Facciamo attenzione però anche al fatto che il valore del rinforzo aumenta o diminuisce a seconda delle situazioni: magari in casa possiamo usare un biscottino ma fuori casa, dove gli stimoli e le distrazioni sono maggiori (altri odori, cani, persone, ecc), il biscottino perde il suo “potere”. Quindi sperimentate e osservate il vostro cane nelle diverse situazioni in relazione ai diversi stimoli e rinforzi proposti.

Il concetto di premio e punizione spesso non è chiaro, spesso è associato a bocconcino o strattone. L’inganno è sottile, a volte ciò che noi reputiamo un premio non lo è per il cane così come ciò che noi interpretiamo come punizione può non esserlo.
Ci sono alcuni cani che pur prendendo botte dai proprietari ne sono gratificati poiché è contatto fisico e attenzione che gli viene data, quindi anche se non picchiamo il cane ma gli urliamo contro quando abbaia, per esempio, è uno stimolo negativo (condito di emozioni negative da parte nostra, una vera e propria aggressione) ma è pur sempre attenzione che un cane solo e bisognoso di attenzione richiede. Quindi in questo caso possiamo rinforzare l’abbaio come richiesta di attenzione anche se aggiungiamo percosse o urloni, percepiti da noi come stimoli negativi ma dal cane come positivi poiché è riuscito nell’intento di richiamare l’attenzione e averci vicino.
Questo è stato un esempio molto ingigantito, mi auguro che non sia presente come dinamica nella vostra quotidianità.

Ad esempio delle coccole non gradite possono trasformarsi in punizione vissuta dal cane, che può sopportare con noi ma non con gli estranei. Il contatto fisico è un vero e proprio atto di fiducia che il nostro cane ci sta dando, ad esempio se fa un esercizio in modo esemplare, gli diamo un bocconcino e gli strapazziamo la testa stiamo creando caos poiché magari il cane associa al bocconcino (rinforzo positivo) le nostre coccole eccessive (punizione positiva). Questo tipo di associazioni rischia di allungare i tempi nel lavoro con il cane, creare piccoli conflitti di comunicazione nel rapporto e confusione emotiva.

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