mercoledì 14 dicembre 2016

Hai un cane o un soprammobile?



Il cane ha la necessità di fare attività fisica e non si può pensare di dargli benessere, considerando le proprie caratteristiche di specie, mantenendolo in uno stato di inattività perenne. Tutto il corpo del cane deve poter stare in ottima forma fisica. Il sistema circolatorio e quello linfatico – fondamentali per il benessere e per la prevenzione delle malattie – vengono tenuti in azione dalla pompa muscolare che deve essere tonica. Non bisogna certamente esagerare, ma non dobbiamo nemmeno pensare che una scarsità a livello motorio non comporti nulla. Anche la motilità intestinale viene favorita dall’attività motoria, assicurandoci però di evitare (soprattutto nei cani di grossa taglia) di fargli fare movimenti eccessivi dopo aver mangiato soprattutto se il pasto era particolarmente consistente, per evitare la torsione dello stomaco.
Oltretutto l’attività fisica, non fa solo stancare il cane ma gli dà piacere perché attiva il sistema delle endorfine che aiutano molto a calmarsi. Va anche specificato che alcune razze di cani che nei secoli sono state selezionate per fare attività fisica soffrono ancor di più il non fare nulla perché la loro attitudine è quella di fare attività.
Spesso si può maltrattare un cane anche con coccole, carezze e bocconcini, quando non ci si rende conto del bisogno di quella razza di fare attività fisica. Degli esempi in primis sono dati dal Dalmata o dal Border Collie , cani che non possono trovare benessere se mantenuti costantemente in casa.
Anche chi tiene il cane alla catena o costantemente dentro un piccolo recinto provoca in lui un malessere riferibile all’impossibilità di fare la corretta ginnastica motoria, oltre che per altri motivi ovviamente visto che la coercizione e lo stare praticamente in prigione sono insopportabili per l’uomo come per il cane. Fare attività all’aria aperta da la possibilità al cane di stimolare e regolare l’attività endocrina, e quindi il metabolismo.
Il mondo esterno inoltre produce piccole eccitazioni che mettono in funzione le ghiandole surrenali, poiché talvolta il piacere passa anche attraverso un po’ di adrenalina. 
Tenere il cane in uno stato di assoluta quiete e riposo non è la vita che lui si aspetta e pertanto non gli dà piacere: il riposo dev’essere il momento successivo che va a premiare l’attività svolta. 
Vivere con un cane significa quindi ritagliarsi dei momenti per stare all’aria aperta e divertirsi giocando e facendo attività fisica. Non sempre viene compreso questo aspetto, soprattutto da chi pensa al cane come a un bambino da coccolare o un soprammobile da osservare. Ma il cane si aspetta altro, perché il suo corpo ha voglia di correre nel mondo!


venerdì 2 dicembre 2016

Accreditamento...un aspetto fondamentale della relazione tra cane e proprietario





Un aspetto fondamentale della relazione tra cane e proprietario è dato dall’accreditamento di quest’ultimo.
L’accreditamento favorisce la tendenza del cane di seguire quello che il proprietario gli propone, collaborando con lui e affidandosi.
Mi capita ancora di sentire che il proprietario deve assumere il ruolo di capobranco, deve essere dominante, ma la dominanza come dice la parola stessa, indica un dominio sul cane, una sottomissione.
L’accreditamento invece è un modello molto più vasto, che indica si competenza e controllo della situazione e della relazione ma anche e soprattutto sicurezza e affidamento. Ciò significa che per il cane la persona accreditata non è solamente una guida ma anche una base sicura.
Molti ancora confondono l’essere accreditati con qualcosa per cui ci si deve trasformare in padroni e chiedere al cane di recitare la parte del soldatino ubbidiente.
L’accreditamento si costruisce con la sicurezza che si riesce a infondere e non sulla paura trasmessa e suscitata. Il cane deve sentirsi rassicurato e non spaventato dalla presenza del proprietario. Tutto questo deve essere trasmesso attraverso la capacità di stare nelle relazioni e dal riuscire a proporre situazioni di collaborazione.
Organizzare una collaborazione, ossia quando il cane fa qualcosa per il proprietario, favorisce lo spostamento da una relazione basata sulla competizione a una di partnership.
Non obblighiamo quindi il cane ad obbedirci ma diamogli le competenze per collaborare! 

Se vuoi approfondire chiedi a un buon educatore cinofilo.
Se vuoi farti seguire da noi Contattaci!!!

venerdì 25 novembre 2016


Come insegnare al tuo cucciolo a seguirti senza guinzaglio



Premesso che qualsiasi cane in città e nei centri urbani in generale, deve essere portato al guinzaglio per evitare incidenti di ogni genere e grado, insegnare al tuo cucciolo a seguirti in sicurezza senza guinzaglio può esserti molto utile durante le passeggiate in campagna e nei boschi oltre ad essere un ottimo esercizio per rafforzare il legame cane-proprietario.
Devi procurarti una lunghina di 10 metri e una comoda pettorina. Il collare non va bene, in quanto il cucciolo ha ancora il collo molto debole e potrebbe subire seri danni se dovesse correre e raggiungere di colpo la fine della lunghina.
Il procedimento è quello di recarti in un prato o comunque un posto sicuro e agganciare la lunghina alla pettorina, iniziare a camminare e appena il cucciolo raggiunge la fine della lunghina, richiamalo molto gioiosamente e appena torna premialo subito con del cibo molto appetitoso. Ripeti il procedimento più volte e appena il cucciolo camminerà a una distanza a te gradita, premialo alternativamente con tante lodi e con dei bocconcini. In questo modo stai costruendo il comportamento che comunica al cane quanto è bello stare vicino a te e più lo applicherai, più questo sarà rinforzato e di conseguenza esibito da lui in futuro. Chiama il cucciolo ogni volta che si allontanerà più della distanza da te stabilita, per quando in futuro sarà senza guinzaglio.
Se il cucciolo non ha ancora un richiamo ben consolidato e non torna quando lo chiami, allontanati da lui nella direzione opposta in modo da attirare la sua attenzione e appena correrà verso di te, premialo!
La lunghina darà al cucciolo la sensazione di essere libero, senza guinzaglio, ma servirà anche da misura di sicurezza nel caso tenti di allontanarsi, magari attirato da una preda come potrebbe essere una lepre, un gatto ecc…
Più lavorerai su questo comportamento e sul richiamo e più lo renderai solido in futuro, evitando così nel tempo, che si allontani da te anche in casi di forte stimolo esterno, in quanto diventerai la cosa più interessante e divertente per lui e non sentirà il bisogno di trovare alternative più stimolanti.
Quando il tuo cucciolo sarà pronto potrai, sempre in ambiente sicuro, lasciare che trascini la lunghina a terra senza più tenerla nelle tue mani e solo successivamente toglierla definitivamente godendoti con lui una fantastica gita!

Se desideri approfondire, contatta un bravo educatore.
Se sei della Provincia di Imperia...Contattaci!!!

venerdì 11 novembre 2016

Condizionamento operante in atto: rinforzi e punizioni (seconda parte)



Ora facciamo qualche semplice esempio di dinamiche quotidiane:
- Se io richiamo il cane e lui arriva da me e lo premio, con del cibo,con un gioco, o con dei complimenti "bravooo", sto rinforzando positivamente il suo comportamento (aggiungendo uno stimolo piacevole per lui). Ma se lui arriva da me, magari non così veloce come mi aspetto e lo sgrido, lo sto punendo positivamente (aggiungendo uno stimolo spiacevole per lui).
- se io ho una ciotola con del cibo in mano e il cane si agita cercando di avventarsi su di essa posso cercare di estinguere quel comportamento gridandogli contro o picchiandolo, punendolo positivamente (aggiungendo quindi uno stimolo sgradito, il disagio delle urla o il dolore delle percosse) cosa che non consiglio assolutamente!! Oppure posso togliere la ciotola dalla sua vista, in questo modo lo sto punendo negativamente (togliendo uno stimolo a lui gradito, cioè il cibo). Se lasciassi che lui si fiondi sulla ciotola mettendola subito giù sto rinforzando positivamente quel comportamento (aggiungendo uno stimolo piacevole cioè il cibo) quindi lui continuerà a fiondarsi sulla ciotola.
Quindi come fare? Finché si agita la ciotola la tengo in mano io o la tolgo dalla sua vista (punizione negativa) appena si calma metto la ciotola a terra e lo lascio mangiare (rinforzo positivo).
- il cane tira al guinzaglio e io lo seguo, sto rinforzando positivamente il fatto che tiri al guinzaglio (aggiungo uno stimolo piacevole, cioè vado dove vuole andare lui).  Se lo strattono per non farlo tirare lo sto punendo positivamente, (aggiungendo lo stimolo negativo dello strattone). Come fare? Se tira al guinzaglio posso fermarmi o cambiare direzione (punizione negativa, quindi tolgo qualcosa di piacevole per lui, cioè non vado dove vuole andare) e quando è tranquillo e il guinzaglio è lento, lo seguo con tanti complimenti (rinforzando positivamente la calma al guinzaglio). Andare al guinzaglio insieme comporta consapevolezza e comunicazione, ma schematicamente possiamo riassumerlo come sopra.

Il tempismo dev’essere il più preciso possibile, si premia subito dopo l’emissione del comportamento desiderato, poiché ricordiamoci che il comportamento viene condizionato dagli eventi che accadono di conseguenza all’emissione dello stesso. Parliamo di attimi, di momenti, al massimo pochi secondi.
La frequenza con cui somministrare i rinforzi è molto importante: essi possono essere continui o variabili. Il rinforzo continuo, cioè premiare il cane ogni volta che emette il comportamento a noi gradito, è adatto ai primi tempi in cui il cane sta apprendendo un comportamento. Il rinforzo variabile, cioè premio il cane in modo “casuale” (due si, uno no, tre si, due no, ecc) è utile per fissare un comportamento.
Possiamo introdurre qui il concetto di “jackpot” equivalente ad una manciata di bocconcini che sorprende il cane e lo motiva a ripresentare il comportamento ancora più volentieri.
Lo stesso principio si può avere nell’uomo con il gioco d’azzardo: si gioca anche se non si sa quando si vincerà, ma si tenta lo stesso.

Il rinforzo positivo continuo è lo strumento ideale per modellare (shaping) un comportamento complesso: con l’aiuto del clicker possiamo letteralmente “costruire” comportamenti rinforzando passo dopo passo ciò che il cane propone fino ad ottenere l’azione desiderata. Anche in questo caso se il cane non propone un’azione “corretta” semplicemente non si premia. In questo modo il cane dovrà ragionare un attimino cercando di capire qual è il movimento che è stato premiato e qual è il passo successivo che dovrà compiere per ottenere il premio. In questo modo si abitua il cane a pensare e a proporre comportamenti: un vero e proprio lavoro possiamo dire!

Il rinforzo variabile non deve trasformarsi in una punizione negativa (cioè non premio più affatto) poiché il rischio è che quei comportamenti che desideriamo vengano estinti. Ma qui possiamo seguire la nostra sensibilità e osservando il cane possiamo vedere di studiare la frequenza variabile più appropriata.
Personalmente uso solo ed esclusivamente rinforzi positivi e punizioni negative, quindi premio per rinforzare un comportamento e non premio per estinguerlo, o tolgo le condizioni che possano far in modo di rinforzare il comportamento che io voglio che il cane estingua.
Spesso ignoro il comportamento sgradito proponendo nell’immediatezza un’alternativa e guidando il cane verso la soluzione più appropriata.
Per quanto riguarda la variabilità del rinforzo, lo stesso discorso non vale per la punizione che dev’essere continua per i comportamenti sgraditi.
Ad esempio, se il cane sale sul divano ed io non voglio, lo faccio scendere due volte si e una no, in realtà sto rinforzando i tentativi di approccio al divano poiché il messaggio incoerente porta a riprovare con i tentativi, soprattutto per le cose “appetibili” per il cane.
Il rinforzo negativo e la punizione positiva sono connessi alla coercizione, all’uso della forza o comunque all’uso di stimoli negativi che si vanno ad associare poi alla relazione che il cane ha con noi. Il rischio è di creare conflitto nel rapporto, quindi il cane non si fiderà di noi ma ne avrà timore, non farà le cose per piacere e per spirito di collaborazione ma per paura delle conseguenze, senza contare che così facendo si possono creare dinamiche in cui il cane per forza di cose (il suo istinto di sopravvivenza) agirà in base al meccanismo “attacco-fuga”.

Il punto quindi è: ricordiamoci sempre di prestare attenzione a cosa piace al nostro cane o cosa lo infastidisce, prima di decidere cosa può essere per lui un rinforzo o una punizione.
Prestiamo altresì attenzione a come ci poniamo noi nei suoi confronti, come ci muoviamo, come comunichiamo con lui, cosa rinforziamo e cosa puniamo: quali segnali gli stiamo dando?

Conoscere il nostro cane non vuol dire solo conoscere la routine che gira intorno ai suoi bisogni primari. Ognuno ha il proprio carattere che si forma anche in base alle esperienze che fa. Per cui se vogliamo costruire un rapporto saldo e duraturo, in cui fiducia, collaborazione e complicità siano gli ingredienti magici, facciamo in modo da metterci il cuore in ciò che facciamo con lui diventando così punti di riferimento con cui intraprendere un bellissimo viaggio insieme.